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L'arte pittorica, la mia storia
Ho iniziato a dipingere con i miei occhi, osservando nel cielo luci, colori, forme, immagini infinite sempre diverse le une dalle altre; non andavo ancora a scuola, ma da quel momento tutto ciò che avevo registrato nello scrigno dell'infanzia maturò con me e non appena conseguii il diploma di scuola media superiore, iniziai a proiettare sulle tele i frammenti di quanto avevo custodito nel tempo.

 
Le mie opere furono notate ad una collettiva dal pittore Irmo Gatti, il quale complimentandosi mi disse di essere stato colpito dal cromatismo e dalla forza espressiva non comune che esse contenevano. Iniziò un lungo periodo in cui frequentai gli studi di Irmo Gatti e Aurelio De Felice.

Irmo Gatti aveva avuto la sua preparazione presso l'Istituto d'Arte di Venezia e presso il Liceo artistico di Roma, i suoi insegnanti erano stati il professor Trois e Giacomo Balla. "Il maggiore artista della composizione" è stato definito da Berenson nel 1954.  

Aurelio De Felice, scultore e pittore, fu definito da Marco Valsecchi "Enfant prodige". Fu inoltre fondatore della "Scuola d'Arte Italiana" a Parigi con Severini. L'incontro con i due maestri è stato molto importante per la mia formazione artistica.

Nella mia arte, continua è l'esplorazione e la ricerca del suggestivo groviglio dell'universo, dove ogni essere o cosa nella sua completezza è un frammento di vita.
 
Dipingo tutto ciò che non ha parola: un'emozione, un sentimento, un'espressione, una forma, una linea, il silenzio di un paesaggio, una luce.
Da un insieme di colori, orchestra fatta di silenzi, scaturisce ogni mia opera.
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Critiche

Nel bosco argentato
Cosa fanno, in un bosco, le foglie e gli arbusti, la vegetazione bassa e gli alberi svettanti, le chiome agitate dal vento e le erbe della radura, le piccole e immobili ciocche colorate della radura? Sappiamo noi che, tanti quanti sono, questi vegetali ad uno ad uno, specialmente di notte, disegnano un'invenzione più grande della stessa natura e compongono un corpo fantastico con volti e piedi e mani?
La pittura di Paola Argenti, se lo avessimo dimenticato, è lì a suggerircelo una volta di più, a svelarci alcune di quelle apparizioni che spesso, in un bosco circondato dall'immenso chiarore lunare, ci accompagnano per un breve tratto di paura e poi, quando la paura è superata, scompaiono nel vortice di un soffio di vento più forte.
Credo in maniera molto convinta che i soggetti di questa artista - dai paesaggi ai volti - nascano nella regione della fantasia in cui il bosco non è né un sogno né un'allucinazione, ma proprio una visione telepatica di boschi realmente esistenti ed inquieti, desiderosi di mandare messaggi intorno alla follia di figure che in essi si sta muovendo.
In questo modo, la pittura della Argenti ottiene per sé, per i suoi risultati formali, quella ricchezza di sensazioni buone e positive che sono destinate a quanti, fra di noi, attraversano un bosco nella paura e ne escono senza sapere cosa ci sia dopo la paura, quanta dolcezza di volti e di paesaggi ci sia oltre il primo impatto della paura.
La conferma di ciò viene dall'effetto che si produce, in una qualunque delle tele dell'artista, grazie all'accostamento dei colori, alla semplice operazione di montaggio delle tonalità cromatiche. I colori della Argenti sono sempre il contorno di una forma, il tratteggio di un embrione, il profilo di un essere più definito e poi, via via, la netta linea di demarcazione che serve ad enucleare un volto, a tirarlo fuori dall'intricata foresta notturna in cui tutti, almeno una volta, siamo passati o passeremo.
Anime dolenti e gioiose, spiriti di amanti o di crudeli assassini, persone consegnate ad una vita vegetale dopo la consumazione di quella terrena, i dannati per sempre, i per sempre riscattati dal sacrificio della loro gioventù, gli immondi e i filiformi, i simpatici e i dispettosi, gli eroi e le eroine d'oggi e d'ogni tempo: tutta la folla che vive in un bosco argentato si riconosce infine nei colori e nelle forme di questi quadri, mentre invoca il superiore chiarore lunare sulla vicenda, ancora da compiersi, di ogni essere umano.
Maurizio Terzetti
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I colori dell'iride
Apri la mano e prende il volo la farfalla. Ha i colori dell'iride, non sapresti descriverli meglio: vedi solo il verde avvampante, una striscia nera di contorno, una macchia rossa, il biancore di un'esile falce lunare. Se ne va via, semplicemente, con quel movimento irregolare che troppo spesso hanno i ricordi: sono presenti come piombo, planano improvvisi e tenaci, si profilano all'orizzonte, prendono corpo sulle tele. E poi evaporano, lasciando un vuoto che si trasforma in tante cose assieme: difficili, anche queste, a riunire in maniera almeno corretta. Dentro al mortaio d'agata di antico alchimista dell'animo si agitano le foglie turbinose dei giardini di Sant'Elena a Venezia, il sole dirompente dei romanzi di Bradbury, le atmosfere stregate che si trovano a San Galgano che ha per tetto il cielo e nelle notti stellate diventa un planetario cistercense. Tutto e tant'altro ancora. Senza dimenticare, in Paola Argenti, quel senso di dolce dolore, di nostalgia ben temperata per l'amore infranto che prende alla gola e non abbandona più, mai più. Dovunque si andrà, in qualunque angolo del mondo ci sarà spazio per questa farfalla bella e fragile, fascinosa e libera, incancellabile come creatura che abita l'aria. Lo stesso deve aver provato la pittrice che pare aver conosciuto da vicino le fate e gli elfi, il Piccolo Popolo delle grandi foreste del nord. Creazioni di fantasia? No, esseri veri, a patto di saper unire la potenza del sogno e la poesia della realtà.
Inizia così, o almeno sembra, questo viaggio di colori e di composizioni, di tocchi lievi e sussurrati, di trepide emozioni che Paola sintetizza nelle sue pagine pittoriche. Sono trepidi trasalimenti, i suoi quadri, Giulietta e Romeo possiedono la dolce vibratilità dei lemuri, a mo' di apparizioni che lasciano il segno, orme sulla sabbia che la carezza del mare non altera. Dalla piena cantabilità del giorno, dalla comprensione della storia, della lezione shakesperiana, l'artista non si lascia soggiogare: vola, anzi, per riprendere un itinerario mai interrotto dentro i binari dell'arcobaleno. Con il sapore del frammento, del tocco lieve, del rapido trasformarsi in "vissuto". Un diario dell'intimo diventano queste pagine, un libro che si sfoglia con attenzione e in silenzio per non alterarne l'armonia: senza necessità di parole contorte, con il ronzio del pensiero che scende nella forma. Il concetto puro delle cose, ecco il desiderio inseguito, toccato, conquistato. Quella farfalla, Paola Argenti, l'ha vista. Delicatamente l'ha presa, poi ha aperto il palmo e in quel momento certo ha compreso cosa vogliano dire la solitudine e la bellezza, l'affetto senza confini e la fine tagliente, il vuoto e l'utilità del dipingere. Senza mai rinunciare alla gioia e alla felicità di quella tavolozza timida che sembra rapita ad un maestro francese dell'intimismo. A Vuillard per esempio.
Dentro fiorisce una sensazione strana ed esaltante: quella di aver conquistato una porzione di eternità. Esagerazioni? Non si crede proprio.
Mimmo Coletti
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Tra l’arte e la vita..
L'opera pittorica di questa pittrice indaga continuamente tra diversi tipi di scenografie, come il paesaggio, la natura morta, secondo i più validi canoni figurativi e cromatici, tutti espressi con una sorprendente metodologia tecnica dai modi estremamente romantici e raffinati. L'artista cerca sempre di estrapolare ciò che si nasconde nelle cose, la loro anima, rivelandocela nella verità più profonda e meditata lasciando inalterata tutta la semplicità del quotidiano nella quale ella trova la scintilla per il fuoco della più ardente passione.
Grazie a tutto questo, Paola Argenti riesce a svelare, attraverso la sua arte, una grande personalità, carica di amore per tutto ciò che fa parte della vita arricchito da una coinvolgente fantasia compositiva pregna di una misteriosa liricità.
Il gusto con cui accosta un elemento o un colore all'altro, l'equilibrio compositivo, la più che riuscita ricerca coloristica sono il risultato di un'accurata ricerca culturale ed artistica e di una spiccata ed innata intuizione istintiva.
Le sue tele che sono vere e proprie opere d'arte, nascono dallo stendersi di pennellate che scorrono fluidamente, inserendo l'elemento reale nello spazio circostante ancora più reale, ma sempre caricato di una sottile atmosfera di sogno che ne aumenta involontariamente la capacità magnetica. Una pittura questa di Paola Argenti., libera dal convenzionalismo che si esprime nel segno deciso della sua narrazione puntando su una grande creatività e su un'armonia compositiva dal perfetto accordo "forma-colore"; queste tele sono immediatezza, sincerità del segno.
La serietà, l'impegno caratterizzano il suo lavoro permeato a volte da profonde tensioni ed inquietudini; una forza naturale ed istintiva sostenuta da una grande sensibilità fa distinguere le opere di quest'artista tra tante altre. Se nella grafica il segno capta e trattiene momenti lirici, la pennellata esprime il sentimento del tragico; questa è la pittura di una donna, di una pittrice che ha un messaggio da trasmetterci, fatto non solo di disegni e di colori, ma di sensazioni, sentimenti, a volte dolorosamente drammatici, ma da cui traspare una luce che è anche un soffio di speranza. Un'ulteriore conferma di come l'arte si intrecci per davvero con l'irrequietudine o la pacatezza del vivere, con la poesia o con la tragedia, con il sorriso o con il pianto, con la natura entusiasta, con la gioia e con la paura: l'arte di Paola Argenti è appunto questo, sé stessa proiettata e stemperata in quadri vivi, perché catturanti la vita, e capaci di rimetterla in circolo.
Nel suo percorso sereno e saggio l'artista riesce con dolce spontaneità, tranquillamente a tessere i passaggi tra la vita e l'arte, tra l'arte e la vita.
E i soggetti della sua arte sono davvero soggettivi; si ha la sensazione che quel paesaggio, quel clown, facciano prima di tutto parte della tua vita, dei suoi sentimenti e che solo per questa ragione abbiano il privilegio di venire plasmati dal suo pennello.
Mirella Occhipinti (critico d'arte)
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L'arte "forte" di Paola Argenti
Se al movimento cubista si riconosce il merito di aver scardinato l'arte dai vincoli della prospettiva; se al futurismo non si nega di averla strappata alla morta fissità per ridonarla al dinamismo vitale; all'arte atomocroma non possiamo contestare di aver riportato il colore e la sua essenza al centro dell'espressione pittorica, scoprendone nuove scale e nuove accordature, dilatandone verso vertici mai raggiunti l'elasticità.
Ma in più, è anche pittura d'anelito quella di Paola Argenti - che della tecnica atomocroma ha fatto il suo credo - impalpabile nelle trasparenze eppur viva, come impalpabili e vivi sono i luoghi più reconditi del nostro io.
L'equilibrio delle sue tele è racchiuso anch'esso nell'armonia spirituale che tutto regola e domina: le ombre ed i misteri dell'eterno, non sono drammi né angosce, ma canti celesti di un vero unico inno alla vita.
La sostanza, appena evocata da pallidi e leggeri fantasmi d'immagini che si fondono (mai confusi nel segno) nella pittura, resta così incorrotta. Maggiore insistenza nel delinearne i contorni, significherebbe piegarsi alla caducità della materia, e vincolarsi irreparabilmente alle regole del visibile quotidiano, perdendo ogni energia trascendente. Spezzerebbe un sortilegio. Stonerebbe un'armonia.
Nei suoi oli Paola Argenti non sembra sovrapporre il colore alla tela, non lo considera elemento "estraneo", ma lo aiuta ad emergere spontaneamente in un moto liberatorio di sensazioni fatte di luce. Non rossi, non verdi, non blu… ma fasci fotonici che ci raggiungono da una dimensione lontana.
Restiamo irretiti da quei guizzi di pennello, investiti da folgori di tinte, da diluvi di forme, che eppure rispettano l'autonomia di ogni singola particella di colore, indivisibile ed intatta, fonte inaudita ed inesauribile di energie e di movimento. I confini di una più "credibile" Metafisica?
Non c'è mai stata come oggi tanta frode nell'arte, tanto saccheggio, tanto anonimato, tanta carenza di idee e allo stesso tempo volontà di stupire. Mai la creatività si era trovata così prostrata.
Sarebbe quanto mai ingiusto confondere l'opera di Paola Argenti con tutto ciò, negandole il distacco di uno slancio di originalità - non meramente estetica - che con dimenticata sincerità le ha permesso di cercare per noi, di donare e proiettare il più intimo io, sprigionando emozioni e suggestioni. Sincronizzandoci, spettatori di un'espressione carica di sensibilità ed intuizioni, con una più autentica e veridica creatività. La creatività dell'arte "forte".
Un'arte in cui possiamo finalmente perderci e scoprirci.
Riccardo Rossiello (giornalista)
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L'intervento modificante della fantasia di Paola Argenti articola le forme, imprimendo loro ritmi e andature che alternano le parvenze del mondo oggettivo a ricordi di ascendenze metafisiche.
Emergono in dettato elementi elastico-pittorici mirabilmente in gioco con la sua natura emotivo-fantastica; valori di pittura evidenti e importanti.
Irmo Gatti (pittore)
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Vi sono aperture nell'atmosfera di questa sua arte, che possono improvvisamente far precipitare a ritroso chiunque non ne sia preparato, perché questi divengono poi tutti anelli di congiunzione che vogliono in vero, collegare il presente con passato con sorprendente immediatezza.
Come tutta l'arte vera, ovunque si produca, Paola Argenti mi conferma d'essere lei stessa, il frutto di una lunga e intensa esperienza umanistica.
Pier Arturo Sangiorgi (critico d'arte)
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La parte interiore, o se si vuole la coscienza, di Paola Argenti compie una riduzione fenomenologica, una sorta di stilizzazione nella quale non è difficile individuare la combinazione attenta e costante di un pensiero evolutivo. L'incisività degli equilibri strutturali, la trimbricità cromatica, nonché l'aspetto somatico culturale dell'intera impostazione, contribuiscono ad una resa eccellente e suggestiva anche per quella consapevolezza che deriva dal fatto di trovarsi di fronte ad una personalità "carica" di fermenti interiori e di una non comune sensibilità artistica.
Renato Lamperini (critico d'arte)
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frammenti di pensiero

L’Artista
dà la sua ricchezza
il suo credo
la sua spiritualità
la sua completezza
il critico più vero
il tempo
seleziona
Ho incontrato
lo sguardo del tempo
lo dipingo
nello spazio
dello spirito
L’ARTE
è Amore
è Luce dell’Eterno
L'uomo è il soffio di DIO
l'arte il soffio dell'artista

Paola Argenti con decreto della prefettura di Terni protocollo n° 20141/03 del 14 Aprile 2004 assume il nome di Shina Paula Argenti